domenica 7 giugno 2015

Anteprima: Il primo capitolo di Magnus Chase e gli dèi di Asgard


Ormai i lettori sanno quanto io sia una fan dei libri di Riordan. Quindi come potevo rimanere indifferente all'anteprima del suo prossimo libro? Per chi non lo ricordasse - o sapesse - dopo la saga di Percy Jackson e quella degli Eroi dell'Olimpo, lo zio Rick ritorna con "Magnus Chase e gli Dèi di Asgard: La Spada dell'Estate", la sua nuova serie sulla mitologia, questa volta nordica!
Ne avevo già parlato qui sul blog tempo fa, ma oggi torno per presentarvi il primo capitolo del romanzo. Fin'ora l'ho trovato solo in inglese (l'anteprima fa parte di un racconto cross-over fra Percy Jackson e Kane Chronicles che da noi è ancora inedito) perciò mi sono detta "ma sì, traduciamolo per i fan italiani!".  Naturalmente non sono una traduttrice professionista, quindi scuserete i miei errori
Per quel che mi riguarda la nuova serie promette bene, (più di quella con Carter e Sadie), sono sorpresa dal modo in cui inizia (Magnus morto?) e il protagonista già mi piace! 
Voi che dite? :)
Magnus Chase è sempre stato un ragazzino combina guai. Dalla misteriosa morte di sua madre, ha vissuto da solo per le strada di Boston, sopravvivendo con la sua astuzia, mantenendosi un passo avanti alla polizia. Un giorno, viene rintracciato da uno zio che non ha mai incontrato prima - un uomo che sua madre riteneva pericoloso. Suo zio gli dice un impossibile segreto: Magnus è il figlio di un dio Nordico. I miti sui vichinghi sono veri. Gli dèi di Asgard si stanno preparando per la guerra. Trolls, giganti e mostri peggiori si stanno esaltando per il giorno del giudizio. Per prevenire il Ragnarok, Magnus deve cercare per i Nove Regni un'arma che è andata perduta da migliaia di anni. Quando un attacco da parte dei giganti di fuoco lo costringe a scegliere fra la sua sicurezza e la vita di centinaia di innocenti, Magnus prende una decisione fatale. A volte, l'unico modo per iniziare una nuova vita è morire...


Come avrete capito, la nuova serie di Riordan pare specchiare quella di Percy Jackson: c'è una guerra alle porte fra dèi della luce e dell'oscurità, e questo comporterà il Ragnarok (la fine del nostro mondo). Per prevenirla, Magnus deve darsi un bel da fare!
Mi entusiasma sapere che dovrà aggirarsi per i Nove Mondi, e so quanto Riordan sia sempre fedele alla mitologia, quindi non vedo l'ora di scoprire tutte le creature fantastiche dei miti del Nord! 
Per sfamare la vostra curiosità, ( e risparmiare il vostro tempo ad aprire wikipedia) i Nove Mondi sono
  1. Muspellsheimr: Mondo di Muspell (la 'fiamma')
  2. Alfheimr: Mondo dei Ljósálfr (gli 'Elfi della luce')
  3. Vanaheimr: Mondo dei Vanir, gli Dei della fertilità
  4. Goðheimr: Mondo degli Dei Æsir, spesso fatta coincidere con Ásgarðr (che in realtà indica la città principale di questo mondo)
  5. Manheimr: Mondo dei Maðr ('uomini') anche detto Miðgarðr (la Terra di Mezzo), ovvero la Terra
  6. Jǫtunheimr: Mondo degli Jǫtunn (i 'giganti')
  7. Svartálfaheimr: Mondo degli Svartálfar (gli 'Elfi oscuri', a volte anche detti Dvergar cioè 'nani')
  8. Helheimr: Mondo di Hel (regno della Morte)
  9. Niflheimr: Mondo di Nifl (la 'nebbia' artica ghiacciata)
Basta aver visto Thor per sapere che Midgardr è la nostra Terra e Jotunheimr il mondo oscuro dei giganti di ghiaccio. Sono sicura che nell'esplorare il nostro mondo, Magnus si imbatterà per forza di cose nei nostri vecchi amici Olimpici, e sono curiosa di vedere come si destreggerà nel mondo di Hel la figlia di Loki.
Senza contare che ho anche una domanda: Secondo voi, Magnus di chi è figlio? Penso che sarà suo padre il "dio", ma se così non fosse, e se Magnus ha qualcosa in comune con Annabeth, oltre alla parentela di sangue, potrebbe essere che Riordan abbia deciso di far sì che sua madre sia Vör, dea della saggezza. Ma mi pare improbabile. Se prendiamo in considerazione la trama, potrebbe anche trattarsi di Loki, visto che Magnus viene descritto come "witty" - "arguto", e siamo certi che Loki lo sia. Gli indizi maggiori, però, puntano su Baldr, divinità con una storia un po' sfortunata, che può esser legato alla luce (una specie di Apollo, visto che viene descritto come "bellissimo"). A suo favore ci sono diverse frasi della trama. Magnus ha uno zio "pericoloso", ed è proprio il fratello di Baldr a ucciderlo (seppur ingannato da Loki). Inoltre Magnus deve prevenire il Ragnarok, che nei miti è iniziato dalla morte di Baldr. Altro indizio - molto forzato, ma cosa volete farci, sono una fangirl - è che nell'ultimo libro degli Eroi dell'Olimpo, Apollo non fa una fine proprio decente, ed entra in scena Will Solace. Che Riordan voglia utilizzarlo per una ricerca a un altro dio della luce?
Qualunque sia la risposta, io non vedo l'ora di saperne di più.
E ora, spazio al capitolo!



Anteprima del Capitolo 1: 
BUON GIORNO! STAI PER MORIRE.

Sì, LO SO. Voi altri leggerete di come sono morto in agonia, e penserete “Wow! Sembra fico, Magnus! Posso morire in agonia anch’io?”
No. Proprio no.
Non saltate dai tetti. Non correte in autostrada e non datevi fuoco. Non funziona così. Non finirete dove sono finito io.
Inoltre, non vorrete dover avere a che fare con la mia stessa situazione. Sempre che non abbiate qualche pazzo desiderio di vedere guerrieri non morti ridursi a brandelli, spade volanti che si conficcano nei nasi di giganti, ed elfi oscuri in abiti formali, non dovreste nemmeno pensare di cercare i cancelli a forma di testa di lupo.
Il mio nome è Magnus Chase. Ho sedici anni. Questa è la storia di come la mia vita sia andata in rovina dopo che mi sono ucciso.

La mia giornata cominciò in modo abbastanza normale. Stavo dormendo su un marciapiede sotto un ponte nel Public Garden quando un tizio mi ha tirato un calcio e detto “Ti stanno cercando”.
A proposito, sono un senza tetto da due anni.
Alcuni di voi potrebbero pensare, Aw, che cosa triste. Altri invece Ha, ha, sfigato! Ma se mi vedeste per la strada, il novantanove percento di voi tirerebbe dritto come se fossi invisibile. Preghereste Fa che non mi chieda dei soldi. Vi domandereste se sono più grande di quel che dimostro, perché di sicuro un ragazzino non dovrebbe essere avvolto in un vecchio e puzzolente sacco a pelo, bloccato fuori nel bel mezzo dell’inverno di Boston. Qualcuno dovrebbe aiutare quel povero ragazzo!
Poi continuereste a camminare.
Comunque. Non ho bisogno della vostra commiserazione. Sono abituato a essere deriso. E sono decisamente abituato a essere ignorato.
Andiamo avanti.
Lo scemo che mi aveva svegliato si chiamava Blitz. Come al solito, sembrava che avesse corso nel bel mezzo di un uragano sporco. I suoi ispidi capelli neri erano pieni di pezzetti di carta e ramoscelli. La sua faccia dello stesso colore del cuoio, puntinata di ghiaccio. La sua barba si arricciava in tutte le direzioni. Delle neve decorava il bordo del suo impermeabile nel punto in cui trascinava i piedi – essendo alto un metro e sessantacinque – e i suoi occhi erano così dilatati, che le iridi erano tutte pupille. La sua perenne espressione allarmata faceva sì che sembrava dovesse mettersi a urlare da un momento all’altro.
Con uno sbattere di ciglia mi levai la sporcizia dagli occhi. La mia bocca aveva il sapore di un hamburger vecchio di un giorno. Il mio sacco a pelo era caldo, e non volevo proprio abbandonarlo.
“Chi mi cerca?”
“Non ne sono sicuro.” Blitz si grattò il naso, che era stato rotto così tante volte che zigzagava come una saetta. “Stanno distribuendo volantini con sopra il tuo nome e la tua foto.”
Imprecai. Potevo cavarmela con i poliziotti o i rangers del parco. Con gli assistenti sociali, i volontari, gli universitari ubriachi, bulli in cerca della prossima vittima piccola e debole da infastidire – gente facile a cui dare il buon giorno come a una colazione con pancakes e succo d’arancia.
Ma quando qualcuno conosceva il mio nome e la mia faccia – quello era un male. Voleva dire che stavano proprio cercando me. Forse i tipi alla casa d’accoglienza erano arrabbiati perché gli avevo rotto lo stereo. (Le canzoncine di Natale mi stavano facendo diventare pazzo.) Forse la camera di sicurezza aveva ripreso i miei ultimi furti al teatro. (Hey, avevo bisogno di soldi per la pizza.) O forse, seppur improbabile, la polizia mi stava ancora cercando per farmi domande sull’omicidio di mia mamma…
Impachettai la mia roba, cosa che mi rubò tre secondi.
Il sacco a pelo si arrotolò e infilò bene nel mio zainetto, assieme allo spazzolino e a un cambio di calzini e biancheria intima. Fatta esclusione per i vestiti, era tutto ciò che possedevo.
Con lo zaino in spalla e il cappuccio della giacca abbassato, potevo mescolarmi bene con il traffico pedonale. Boston era piena di studenti. Molti erano persino più trasandati e con un aspetto più giovane del mio.
Mi girai verso Blitz. “Dove hai visto questi tizi con i volantini?”
“Beacon Street. Stanno venendo qui. Un uomo bianco di mezza età e una ragazza, forse sua figlia.”
Mi accigliai. “Non ha alcun senso. Chi-“
“Non lo so, ragazzino, ma devo andare.” Blitz strizzò gli occhi all’alba, che stava colorando d’arancione le finestre del grattacielo. Per ragioni che non avevo mai capito, Blitz odiava la luce del sole. Forse era il vampiro senzatetto più piccolo e robusto al mondo. “Dovresti andare a vedere Hearth. Sta bighellonando in Copley Square.”
Provai a non sentirmi irritato. Le persone per la strada scherzavano chiamando Hearth e Blitz mia madre e mio padre, perché o uno o l’altro sembravano sempre girarmi intorno.
“Lo apprezzo,” dissi. “Starò bene.”
Blitz si rosicchiò il pollice. “Non lo so, ragazzino. Non oggi. Devi fare estrema attenzione.”
“Perché?”
Lanciò un’occhiata oltre la mia spalla. “Stanno arrivando.”
Non vidi nessuno. Quando mi voltai di nuovo, Blitz se n’era andato.
Odiavo quando lo faceva. Solo- poof. Quel ragazzo era come un ninja. Un vampiro senzatetto ninja.
Adesso avevo una scelta: andare a Copley Square a gironzolare con Hearth, o tirare dritto verso Beacon Street e provare a individuare le persone che mi stavano cercando.
La descrizione che aveva fatto Blitz mi aveva incuriosito. Un uomo bianco di mezza età e una ragazza che mi stavano cercando all’alba di un rigido e freddo mattino. Perché? Chi erano?
Percorsi il perimetro dello stagno. Quasi nessuno prendeva la strada sotterranea sotto il ponte. Potevo abbracciare il lato della collinetta e sbirciare chiunque si stesse avvicinando dalla via superiore senza essere visto.
La neve rivestiva il terreno. Il cielo era di un blu doloroso per gli occhi. I rami spogli degli alberi sembrava fossero stati immersi nel vetro. Il vento attraversava gli strati dei miei vestiti, ma non soffrivo il freddo. Mamma di solito scherzava, dicendo che ero per metà orso polare.
Dannazione, Magnus. Mi rimproverai.
Dopo due anni, i ricordi che avevo di lei erano come un campo-minato. Appena ci inciampavo sopra, la mia compostezza saltava per aria, a pezzi.
Provai a concentrarmi.
L’uomo e la ragazza stavano venendo da questa parte. I capelli color sabbia dell’uomo gli sfioravano il collo – non era intenzionale, ma come se non avesse voglia di tagliarli. La sua espressione sconcertata mi ricordava quella di un supplente scolastico: So di essere stato colpito da una pallina di carta sputacchiata, ma non ho idea della sua provenienza. Le sue scarpe non erano appropriate per un inverno a Boston. I suoi calzini di una sfumatura di marrone diversa. La sua cravatta sembrava fosse stata allacciata al buio.
La ragazza era decisamente sua figlia. Anche i suoi capelli erano spessi e ondulati, anche se di un biondo più chiaro. Era vestita in abiti più spessi, stivali da neve, jeans e un parka, con una t-shirt arancione che sbucava dal colletto. La sua espressione era più determinata, arrabbiata. Stringeva i volantini come fossero compiti che le erano stati assegnati ingiustamente.
Se stava cercando me, non volevo che mi trovasse.
Faceva paura.
Non riconobbi lei o suo padre, ma qualcosa si aggrappò al retro della mia testa… come un magnete che prova a tirare fuori un vecchio ricordo.
Padre e figlia si fermarono dove la strada si biforcava.
Si guardarono attorno, come se stessero realizzando solo adesso di trovarsi nel bel mezzo di un parco deserto alle “no-grazie-in punto” nel cuore dell’inverno.
“Incredibile,” disse la ragazza. “Vorrei strozzarlo.”
Dando per scontato che si riferisse a me, mi acquattai un po’ di più.
Suo padre sospirò. “Probabilmente dovremo evitare di ammazzarlo. E’ tuo zio.”
“Ma due anni?” incalzò la ragazza. “Papà, come ha potuto non dircelo per due anni?”
“Non so spiegare le azioni di Randolph. Non ho mai potuto farlo, Annabeth.”
Inspirai così forte, che temetti potessero sentirmi.
Qualcosa nel mio cervello fu strappato via, mettendo alla luce i miei ricordi di quando avevo sei anni.
Annabeth. Il ché voleva dire che l’uomo dai capelli color sabbia era… Zio Frederick?
Ripensai all’ultima cena del Ringraziamento che passammo in famiglia: Annabeth e io che ci nascondevamo nella libreria della casa in città di Zio Randolph, giocando a domino mentre gli adulti si urlavano contro al piano di sotto.
Sei fortunato a vivere con tua mamma. Annabeth aveva accatastato un'altra tessera del domino sul suo edificio in miniatura. Era incredibilmente bello, con le colonne di facciata come un tempio. Scapperò via di casa.
Non avevo dubbi che diceva sul serio. Ero consapevole della sua confidenza.
Poi Zio Frederick era apparso sull’uscio. Aveva le mani chiuse a pugno. La sua espressione truce era in contrasto con la renna sorridente del suo maglione. Annabeth, ce ne andiamo.
Annabeth mi aveva guardato. I suoi occhi grigi erano un po’ troppo feroci per una ragazzina della prima elementare. Stai al sicuro, Magnus.
Con una spinta aveva fatto crollare il suo tempio di domino.
Quella fu l’ultima volta che la vidi.
Dopo, mia mamma fu irremovibile: Staremo lontani dai tuoi zii. Specialmente Randolph. Non gli darò ciò che vuole. Mai.
Non mi volle spiegare cosa volesse Randolph, o su cosa lei, Frederick e Randolph litigarono.
Devi fidarti di me, Magnus. Stare vicino a loro… è troppo pericoloso.
Mi fidavo di mia mamma. Anche dopo la sua morte, non ebbi alcun contatto con i miei parenti.
Ora, all’improvviso, mi stavano cercando.
Randolph viveva in città, ma per quanto ne sapevo io, Frederick e Annabeth vivevano ancora in Virginia. Eppure eccoli lì, a distribuire volantini con sopra il mio nome e una mia foto. Come facevano ad avere una mia foto, poi?
La testa mi ronzava così tanto che persi un pezzo della loro conversazione.
“-a trovare Magnus,” stava dicendo Zio Frederick. Controllò il suo smartphone. “Randolph è al rifugio nel South End. Dice di non aver avuto fortuna. Dovremmo provare il rifugio per i giovani dall’altro lato del parco.”
“Come facciamo anche solo che a sapere che Magnus è vivo?” chiese Annabeth, tristemente. “Scomparso per due anni? Potrebbe essere congelato in qualche fosso!”
Parte di me fu tentata di saltare fuori dal mio nascondiglio e urlare, TA-DA!
Anche se erano passati dieci anni dall’ultima volta che avevo visto Annabeth, non mi piaceva vederla stressata. Ma dopo tanto tempo passato per strada, avevo imparato a mie spese: non ti getti in una situazione fino a quando non capisci cosa sta succedendo.
“Randolph è sicuro,” disse Zio Frederick. “Magnus è vivo. E’ da qualche parte in Boston. La sua vita è davvero in pericolo…”
Sparirono verso Charles Street, le loro voci portate via dal vento.
Stavo tremando adesso, ma non era per il freddo. Volevo correre dietro Frederick, bloccarlo e chiedergli cosa stava succedendo. Come faceva Randolph a sapere che ero ancora in città? Perché mi stavano cercando? Come poteva essere la mia vita più pericolo adesso di ogni altro giorno?
Ma non li seguii.
Ricordavo l’ultima cosa che mi aveva detto mia mamma.
Ero stato riluttante a usare la rampa antincendio. Riluttante a lasciarla, ma lei si era aggrappata alle mie braccia costringendomi a guardarla. Magnus, corri. Nasconditi. Non fidarti di nessuno. Ti troverò. Qualsiasi cosa farai, non chiedere aiuto a Randolph.
Poi, prima che riuscissi a uscire dalla finestra, la porta del nostro appartamento era esplosa in tante schegge. Due paia di lucenti occhi blu erano emersi dall’oscurità…
Scacciai via il ricordo e guardai Zio Frederick e Annabeth allontanarsi verso est.
Zio Randolph… per qualche ragione, aveva contattato Frederick e Annabeth. Li aveva fatti venire a Boston.
Per tutto questo tempo, Frederick e Annabeth non avevano saputo che mia mamma era morta e io sparito. Sembrava impossibile, ma se era vero, perché Randolph avrebbe dovuto dirglielo ora?
Senza confrontarmi direttamente con lui, riuscivo a pensare a un solo modo per avere delle risposte. Casa sua era in Back Bay, vicino da qui. Stando a Frederick, Randolph non era in casa. Era da qualche parte a South End, a cercarmi.
Dal momento che non c’è niente di meglio che iniziare una giornata con una piccola irruzione, decisi di fare una visita a casa sua. 



3 commenti:

  1. Bellissimo *-*
    Grazie per averlo tradotto, mi è piaciuto un sacco leggerlo. E grazie anche per le ricerche che hai fatto, sono state molto interessanti, di mitologia nordica so solo l'essenziale, perciò mi hai fatto un gran favore XD
    Ho letto in giro che il libro in Italia dovrebbe arrivare a novembre, proprio il mese del mio compleanno, perciò ho una mezza idea di farmelo regalare.

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    1. Haha prego XD Io sono una nerd di mitologia haha
      Spero arrivi davvero a novembre - anche perché pure io faccio gli anni quel mese XD - però la vedo dura... in America esce in ottobre, i nostri traduttori dovrebbero essere super-veloci :S Mi sa che uscirà per i primi del 2016

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  2. Oh my Gods!! *w*
    Questo capitolo è stupendooo, come si fa ad aspettare fino a novembre per leggere l'intero libro??? ç_ç
    Comunque, secondo me, la tua ultima ipotesi (quella su Will Solace) potrebbe non essere del tutto illogica! o.o
    P.s. Hai fatto un buon lavoro con la traduzione, quindi grazie mille per averla fatta! ^-^

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