lunedì 26 maggio 2014

Anteprima: "Il Sangue dell'Olimpo" di Rick Riordan

Buonasera a tutti! Dopo una giornata di sole e di tentativi (falliti) di scrivere al parco (è scontato che appena ti metti col portatile sull'erba ti si sieda vicino una mamma che parla a voce alta e a vanvera con il suo bambino piccolo =_=), ho deciso di condividere il primo estratto, o anteprima, dell'ultimo capitolo della saga degli Eroi dell'Olimpo, "Il Sangue Dell'Olimpo" di Rick Riordan, che si può trovare a fine libro dello "Scettro di Serapide" (il cross-over di PJO e The Kane Chronicles).

Per chi non avesse letto La Casa di Ade (in uscita in autunno in Italia), sconsiglio di leggere questo estratto, in quanto contenente piccoli spoilers. Il tutto è stato tradotto e riadattato da me, quindi siate clementi :P

Anteprima: Il Sangue Dell'Olimpo


Trama: Nonostante i membri Romani e Greci dell'equipaggio della Argo II abbiano fatto progressi nelle loro numerose missioni, non sembrano essere affatto vicini allo sconfiggere la madre terra, Gea. I suoi giganti si sono risvegliati - tutti loro, e sono più forti che mai. Devono essere fermati prima della Festa della Speranza, dove Gea ha pianificato di sacrificare due semidei in Atene. Ha bisogno del loro sangue -il sangue dell'Olimpo- in ordine per risvegliarsi. Gli semidei stanno avendo sempre più visioni frequenti di una terribile battaglia al Campo Mezzosangue. La legione Romana del Campo Giove, capitanata da Ottaviano, è ormai vicina. 
Nonostante l'idea di riportare il Partenone di Atena ad Atene, per usarlo come arma segreta, sia allettante, i semidei sanno che l'enorme statua appartiene a Long Island, dove potrebbe essere in grado di fermare la guerra fra i due campi. Il Partenone di Atena andrà ad ovest; l'Argo II a est. Gli dei, che ancora soffrono di disturbo di personalità multipla, sono inutili. Come può una manciata di giovani semidei sperare di vincere contro l'armata di possenti giganti di Gea? per quanto sia pericoloso dirigersi ad Atene, non hanno nessun'altra alternativa. Hanno già sacrificato così tanto. E se Gea si risveglia, è game over.


"Il Sangue dell'Olimpo" uscirà in America il 07 Ottobre 2014.



Capitolo 1.
Jason

Jason odiava essere vecchio.
Gli facevano male le articolazioni. Le gambe gli tremavano.
Mentre cercava di scalare la montagna, i suoi polmoni crepitavano come una scatola piena di sassolini.
Non riusciva a vedersi la faccia, ringraziando il signore, ma le sue dita erano nodose e ossute. Sporgenti vene blu si affacciavano dal dorso delle sue mani.
Addosso aveva persino quel tipico odore da vecchio - naftalina e brodo di pollo.
Com'era possibile? Era andato dall'avere sedici anni ad averne settantacinque nel giro di pochi secondi, ma il fetore si era materializzato subito, tipo BOOM. Congratulazioni! Puzzi!
"Ci siamo quasi."  gli sorrise Piper. "Stai andando benone."
Facile da dire per lei. Piper e Annabeth erano travestite da adorabili ancelle Greche. Persino nei loro bianchi abiti smanicati e nei loro sandali, non avevano problemi a percorrere il percorso roccioso.
I capelli color mogano di Piper erano raccolti su, intrecciati in una spirale. Braccialetti d'argento le adornavano le braccia. Sembrava un'antica statua raffigurante sua madre, Afrodite, che Jason aveva sempre trovato un po' intimidatoria.
Uscire con una ragazza bellissima era esasperante già di per sé. Uscire con una ragazza la quale madre era la dea dell'amore...be', Jason aveva sempre paura di fare qualcosa di poco romantico, e che la madre di Piper lo trasformasse in un cinghiale dal Monte Olimpo con una semplice occhiata. 


Jason alzò lo sguardo. La cima era ancora a centinaia di metri di distanza.
"La peggior idea di sempre." Si appoggiò contro un albero di cedro e asciugò la fronte. "La magia di Hazel è troppo efficace. Se dovessi combatere, sarei inutile."
"Non ce ne sarà bisogno," gli promise Annabeth. Sembrava stesse scomoda nel suo abito da ancella. Continuava a raddrizzare le spalle per impedire al vestito di scivolarle di dosso. Dai capelli biondi e raccolti erano sfuggite alcune ciocche ribelle, che finivano con l'intrecciarsi fra loro come lunghe zampette di ragno. Conoscendo il suo odio per i ragni, Jason decise di non metterla al corrente.
"Ci infiltriamo nel palazzo", gli disse. "Prendiamo le informazioni che ci servono, e usciamo."
Piper posò a terra la sua anfora, l'alta giara di ceramica per il vino che nascondeva la sua spada.
"Possiamo riposarci un secondo. Riprendi fiato, Jason."
Alla corda che aveva attorno alla vita era appesa la sua cornucopia -il magico corno dell'abbondanza. Infilato da qualche parte fra le pieghe del suo vestito, c'era il suo pugnale, Katoptris. Piper non sembrava pericolosa, ma se ce ne fosse stato bisogno, avrebbe potuto affrontare i suoi nemici con due lame di bronzo celestiale, o sparargli in faccia dei manghi molto maturi.
Annabeth si tolse a sua volta l'anfora dalla spalla. Anche lei aveva una spada nascosta; ma anche senza un'arma, era terrificante. I suoi occhi color grigio tempesta scandagliavano l'area, in allerta per prevenire ogni pericolo. Se qualcuno avesse chiesto ad Annabeth di bere qualcosa assieme, Jason era sicuro che l'avrebbe preso a calci nel didietro.
Provò a regolare il respiro.
Sotto di loro, la baia di Afales luccicava, l'acqua così blu che sembrava dipinta con del colorante alimentare. Qualche miglia al largo, era ancorata l'Argo II. Le sue vele bianche non sembravano più grandi di un francobollo, i suoi novanta remi sembravano stuzzicadenti. Jason immaginò i suoi amici sul ponte che seguivano i suoi progressi, che facevano a turno per guardare attraverso i binocoli di Leo, e provavano a non ridere di Nonno Jason che arrancava sulla collina.
"Stupida Itaca", mormorò.
L'isola fosse era bella. Una spina dorsale di colline alberate che si attorcigliavano al centro. Pendenze bianco gesso che s'immergevano nel mare.
Le insenature formavano spiagge rocciose e porti dove case dal tetto rosso e chiese stuccate di bianco si accoccolavano contro le coste.
Le alture erano puntellate di papaveri, crochi e alberi di ciliegie selvatiche. L'aria profumava di mirto in fiore. Era tutto molto bello- fatta eccezione per la temperatura che si aggirava attorno ai centocinque gradi. L'aria era piena di vapore come in una sauna Romana.
Sarebbe stato semplice per Jason controllare i venti e volare in cima alla collina, ma nooo. Dovevano essere furtivi, perciò doveva sforzarsi di camminare come un vecchietto con le ginocchia malconce e il fetore di brodo di pollo.
Ripensò alla sua ultima scalata, due settimane prima, dove aveva affrontato assieme ad Hazel il bandito Scirone, sulle montagne della Croazia. Almeno lì Jason era nel pieno delle sue forze. Quello a cui stavano andando incontro ora era molto peggio di un bandito.
"Sicura che sia la collina giusta?" chiese."Sembra un po'- non so- tranquillo."
Piper scrutò l'orrizonte.
Intrecciata ai suoi capelli c'era una luminosa piuma blu di arpia - un souvenir dell'attacco dell'ultima notte. La piuma non si mescolava granché con il suo travestimento, ma Piper se l'era conquistata, sconfiggendo un'intera flotta di demoni gallina da sola mentre era di guardia. Aveva minimizzato l'accaduto, ma Jason sapeva che era felice di avercela fatta. La piuma era un promemoria che non era più la stessa ragazza dell'inverno passato, quando erano appena arrivati al Campo Mezzosangue.
"Le rovine sono lassù," promise. "Le ho viste nella lama di Katoptris. E hai sentito cos'ha detto Hazel. Il più grande-"
"Il più grande raggruppamento di spiriti maligni che io abbia mai avvertito" ricordò Jason. "Sì, suona benissimo."
Dopo aver combattuto nei sotterranei del tempio di Ade, l'ultima cosa con cui Jason voleva avere a che fare erano gli spiriti maligni. Ma il destino della missione era a rischio. La truppa dell'Argo II doveva prendere una grossa decisione. Se avessero deciso male, avrebbero fallito e l'intero mondo sarebbe stato distrutto.
La lama di Piper, la magia di Hazel, l'istinto di Annabeth, concordavano tutti che la risposta si trovasse lì a Itaca, l'antico palazzo di Odisseo, dove un'orda di spiriti maligni si era radunata in attesa degli ordini di Gea.
Il piano era di mischiarsi con loro, capire cosa stava succedendo, e decidere il da farsi. Poi andarsene via, possibilmente vivi.
Annabeth si riaggiustò la cintura dorata. "Spero che il nostro travestimento regga. I pretendenti erano brutti clienti quando erano in vita. Se scoprono che siamo semidei-"
"La magia di Hazel funzionerà," disse Piper.
Jason provò a crederci.
I pretendenti: un centinaio dei più viscidi, crudeli tagliagola che fossero mai esistiti. Quando Odisseo, il Re Greco di Itaca, era stato dato per disperso dopo la guerra di Troia, quell'accozzaglia di principi di serie B aveva invaso il suo palazzo e si era rifiutato di andarsene, ognuno di loro con la speranza di sposare la regina Penelope e impadronirsi del regno. Odisseo era riuscito a tornare in segreto e li aveva macellati tutti - un classico bentornato a casa.
Ma se le visioni di Piper erano giuste, i pretendenti erano tornati in vita, infestando il posto dove erano morti.
Jason non riusciva a credere che stava per visitare il vero palazzo di Odisseo- uno dei più famosi eroi Greci di tutti i tempi. Ma dopotutto, l'intera missione era un susseguirsi di eventi fuori di testa l'uno dopo l'altro. La stessa Annabeth era appena tornata dall'eterno abisso del Tartaro. A pensarci, Jason decise che forse non doveva lamentarsi dell'essere un vecchietto.
"Be'..." si raddrizzò con il suo bastone da passeggio. "Se sembro vecchio tanto quanto mi sento, il mio travestimento dev'essere perfetto. Andiamo."
Mentre si arrampicavano, il sudore gli colò giù dal collo. Gli dolevano i polpacci. A discapito del caldo, cominciò a rabbrividire. E per quanto si sforzasse, non riusciva a non pensare ai suoi ultimi sogni.
Dopo la Casa di Ade, si erano fatti più vividi.
A volte Jason si ritrovava nei sotterranei del tempio di Epiro, con il gigante Clytius che incombeva su di lui e gli parlava in un coro di voci: Ci siete voluti tutti voi per sconfiggermi. Cosa farete quando la Madre Terra aprirà i suoi occhi?
Altre volte Jason si ritrovava in cima alla Collina Mezzosangue. Gea la Madre Terra risorgeva dallo sporco - un vortice di foglie, pietre e lerciume.
Povero bambino. La sua voce risuonava per il paesaggio, faceva tremare il letto di pietre sotto i piedi di Jason. Tuo padre è il primo degli dei, eppure tu sei sempre il numero due - sia per i tuoi compagni Romani, sia per i tuoi amici Greci, persino per la tua famiglia. Come dimostrerai te stesso?
Il sogno peggiore però era iniziato nel cortile della Casa di Lupa. Davanti a lui c'era Giunone, la dea, che risplendeva d'argento.
La tua vita appartiene a me, aveva tuonato. Un regalo di Zeus.
Jason sapeva che non doveva guardare, ma non riusciva a chiudere gli occhi mentre Giunone diventava una supernova, rivelando la sua vera forma divina. Il dolore gli bruciava la mente. Sentiva il corpo andare a fuoco a strati come una cipolla.
Poi la scena cambiava. Jason era sempre alla Casa di Lupa, ma era un bambino piccolo- non aveva più di due anni. Una donna gli s'inginocchiava affianco, il suo profumo di limone così familiare. Aveva lineamenti acquosi e indistinti, ma lui conosceva la sua voce: luminosa e fragile, come lo strato di ghiaccio più sottile sopra un ruscello.
Tornerò per te, mio caro, diceva. Ti rivedrò presto.
Ogni volta che Jason si risvegliava da quell'incubo, aveva il volto madido di sudore. Gli occhi pieni di lacrime.
Nico di Angelo li aveva avvertiti: la Casa di Ade avrebbe risvegliato i loro peggiori ricordi, gli avrebbe fatto vedere cose e sentire cose dal passato. I loro fantasmi sarebbero diventati inquieti.
Jason aveva sperato che quel particolare fantasma gli sarebbe stato alla larga, ma ogni notte il sogno peggiorava. Ora si ritrovava a scalare le rovine di un palazzo dov'era radunata un'armata di fantasmi.
Non significa che lei sarà lì, si disse Jason.
Ma le sue mani non volevano smettere di tremare. Ogni passo sembrava più faticoso del precedente.
"Ci siamo quasi," disse Annabeth. "Andiamo-"
BOOM! il lato della collina rumoreggiò.
Da qualche parte sulla cima, una folla ruggì in approvazione, come spettatori al colosseo. Quel suono diede i brividi a Jason. Non molto tempo prima, aveva lottato per vivere nel Colosseo Romano, davanti a una folla di fantasmi. Non era ansioso di ripetere l'esperienza.
"Cos'era quell'esplosione?" chiese.
"Non lo so", disse Piper. "Ma sembra che si stiano divertendo. Andiamo a farci qualche amico zombie."

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